mercoledì 24 febbraio 2016

mezzogiorno e mezzo di fuoco

Domenica alle 12 e 30 il Palermo è chiamato ad una prova di vitale importanza per il suo futuro. La partita con il Bologna deve, infatti, chiarire se la crisi di risultati e di gioco evidenziata nelle ultime prestazioni può in qualche modo essere tamponata, se non interrotta, dai frutti che il lavoro di Beppe Iachini può dare a quasi due settimane dal suo reintegro. Ormai tutti sperano nel miracolo che il mister, con la sua grinta ed il suo carisma, riesca a ottenere dalla squadra quei risultati che, a prescindere dal valore dei singoli giocatori, possano consentire di rimanere in serie A. Perché ormai la convinzione diffusa tra i tifosi e anche tra gli addetti ai lavori è che questa squadra non sia da serie A.

Senza cercare in questa sede i responsabili di tale situazione, ci sembra però giusto capire perché il Palermo, protagonista l’anno scorso di un campionato che tante soddisfazioni ha dato ai suoi tifosi, sia oggi sull’orlo di una retrocessione che fa paura a tutti.

Sicuramente ad inizio dell’attuale torneo, il Palermo era più debole dell’anno scorso. Innanzitutto la cessione di Dybala aveva privato la squadra del suo elemento di maggior talento. La rinuncia a Dybala aveva anche tolto all’altro argentino dotato di classe adamantina, Vazquez, l’unico compagno con il quale imbastire azioni efficaci, eleganti e in grado di stordire gli avversari. Sacrificato Dybala per le sacrosante ragioni di bilancio, nessuno avrebbe immaginato che i rosa si privassero anche dell’altro attaccante, Belotti, in verità spesso sacrificato al ruolo di comprimario, ma capace con il suo ingresso in campo di risolvere tante partite e pur sempre punta titolare della nazionale azzurra under 21. La cessione di Belotti ha colto di sorpresa, perché sicuramente aspettando un altro anno, se avesse mantenute le promesse fin ad allora manifestate, il giocatore avrebbe potuto fruttare con il suo trasferimento una somma più consistente. A maggior ragione rinunciare a Belotti per acquistare Gilardino, con un ingaggio di gran lunga superiore, è apparso rinnegare la filosofia più volte sbandierata di essere alla ricerca a costi bassi di nuovi talenti da valorizzare.

Tra l’altro la società aveva già dovuto rinunciare a Munoz e a  Barreto, sicuramente non per scelta, ma una politica contrattuale più assennata avrebbe quanto meno permesso di incassare qualcosa dal trasferimento di questi giocatori. Tra i nuovi acquisti, oltre a Gilardino, figuravano Rispoli, Goldaniga, Trajkoski, Hiljemark, Struna, Cassini, Colombi, Djurdjevic, El-Kaoutari e Brugman, per la maggior parte giovani di belle speranze, ma indubbiamente non pronti per giocare in serie A.

Arrivati al mercato di gennaio, per rinforzare la squadra si sono ceduti Rigoni, protagonista l’anno passato di un campionato eccellente, Daprelà, unica alternativa a Lazaar sulla fascia sinistra, Bolzoni, polmone di centrocampo, Colombi, secondo di Sorrentino, e gli acquisti estivi El-Kaoutari e Cassini, nonchè Arteaga, arrivato e ceduto in un breve intervallo di tempo. Gli acquisti, sempre di gennaio, Posacev, Balogh, Cionek e Cristante o non hanno mai giocato o hanno sulle gambe pochi minuti di partita.

Tirando le somme, i motivi della situazione che vive in questo momento il Palermo appaiono evidenti: sono frutto di una scriteriata campagna acquisti estiva aggravata da una dissennata gestione del mercato invernale!

Qualcuno potrà dire che anche le altre squadre si sono privati di alcuni dei loro pezzi migliori (il Genoa di Perotti, il Torino di Quagliarella, il Carpi di Borriello, la Sampdoria di Eder), ma queste squadre non sono state smantellate e hanno saputo ammortizzare i colpi con elementi di pari valore o quasi (il Genoa Cerci, il Torino Immobile, il Carpi Mancosu, la Sampdoria Quagliarella).

E allora non ci resta che sperare nel “mezzogiorno e mezzo di fuoco” di domenica, nel quale, per effetto del lavoro di Beppe Iachini,  i rosanero si ricordino dell’attaccamento alla maglia e suppliscano con l’ardore, la grinta e il sano agonismo ai limiti tecnici che li frenano, con l’auspicio che finalmente la Società faccia tesoro delle esperienze attuali e passate.



  Pietro D’Alessandro

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sappiamo benissimo di chi è la colpa.
Ma taciamo per il "bene" del Palermo.

 
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