mercoledì 24 giugno 2009

la nazionale e la cultura sportiva


Imperversa, su tutte le testate sportive italiane, il processo alla nazionale. Ecco gli argomenti a sostegno di ogni tesi :
1) giocatori anziani (Cannavaro, Tony, Zambrotta, Pirlo ecc)
2) giocatori demotivati (vedi sopra)
3) modulo sbagliato
4) talenti ignorati o poco utilizzati (Cassano, Giardino, Pazzini)
5) scarse motivazioni per un torneo inutile (Confederation Cup)
6) giocatori stanchi o stressati per la lunga stagione

Io sostituirei a tutti gli elementi sopracitati un unico elemento che ritengo il solo responsabile delle recenti figuracce internazionali del nostro pallone: la cultura sportiva.
In Italia l’unica leva che muove il calcio (e non solo) è il denaro. Per questo si assiste, in campo e fuori campo, ad atteggiamenti antisportivi (e truffaldini) degli addetti ai lavori. Fino ad arrivare ai reiterati scandali di calciopoli che, ogni sei o sette anni, offuscano l’immagine del calcio azzurro.

I nostri divi scendono in campo solo per vincere. E va bene. Ma per farlo ricorrono ad ogni genere di simulazioni, di urla, insulti, bestemmie, sputi. A tutto questo concorre il buonismo degli arbitri che, in più, non sanno neppure riconoscere una simulazione da un fallo vero.
Aggiungiamo che i campioni stranieri (anche quelli molto pagati come i brasiliani o gli spagnoli) ogni volta che giocano per "la Patria" danno tutto anche in una partita definita amichevole.

In Europa (Italia esclusa) si assiste a giocate di atleti che, entrando in area di rigore, cercano la via del gol prima di tutto, incuranti delle spinte e dei calci dei loro valorosi e vogorosi avversari. Insomma essendo degli atleti sanno che non possono cadere con tanta facilità e, finchè non vengono scaraventati a terra da un panzer scomposto o cattivo, cercano con l’abilità di eludere gli interventi dei difensori, e segnare. E, se ci riescono, è uno spettacolo.

Non da noi. Da noi ogni azione ha come finalità quella di ottenere un “calcio piazzato” da trasformare ossia da sfruttare per fare gol. Visto che con i calci piazzati è più facile segnare gol. Noi abbiamo gli specialisti !
Il trucco, quindi, è quello di buttarsi sempre a terra, magari urlando impetuosamente, toccandosi con disperazione la faccia o massaggiandosi con frenesia la nuca. Tanto cosa si rischia? Al massimo una ammonizione o un richiamo verbale. Insomma, il rischio che si corre è veramente ridicolo. Quindi vale la pena tentare.

Ma tutto ciò porta, inevitabilmente, a non dedicarsi al bel gioco. Non ci si preoccupa di eludere gli avversri con finte , dribbing, passaggi filtranti o schemi astuti ed efficaci. Tanto, basta buttarsi al limite dell’area per avere una chiara occasione da gol. E se, in tal modo, si ottiene il penalty, si è giudicati (dai commentatori complici e compiacenti) giocatori con esperienza. Se poi si riesce a far espellere l’avversario cattivo si ottiene il massimo.

Poi si va a giocare fuori, gli arbitri non ci cascano, gli avversari giocano come sono abituati a giocare (cioè bene) e si perde. O comunque, anche se si vince, si gioca male. Proprio male.

(amedeo contino)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tipo gli Stati Uniti. Chi sono costoro? quanto guadagnano costoro?
Eppure hanno battuto la furie rosse.
Impariamo da loro

pino g.

 
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