lunedì 7 giugno 2010

La tessera del tifoso. E via, tutti davanti alle televisioni.


Vorrei tornare, in uno di questi noiosi weekends estivi di astinenza rosanero, sull’argomento della “Tessera del tifoso”, ultima delle tecniche messe in atto dalle competenti autorità (minuscolo) per rendere difficile la vita al tifoso perbene. Come scrissi qualche giorno fa, raccontando la mia esperienza di “pioniere del tesseramento”, la strategia è chiarissima. Piuttosto che stangare i violenti con provvedimenti durissimi ed esemplari, si preferisce ostacolare in tutti i modi l’afflusso degli spettatori negli stadi per trasformare definitivamente il calcio da uno spettacolo di genuina passione sportiva ad uno show televisivo, magari con effetti ambientali finti. Controllare pochi spettatori negli stadi costa meno in spese d’ordine pubblico e, soprattutto, consente di trasferire la maggioranza dei tifosi davanti alle TV espandendo il mercato del calcio a pagamento. Sarà forse l’ennesima espressione del conflitto d’interesse che caratterizza questa Repubblica mignottocratica fondata sul velinismo ?

In occasione di un Congresso tenutosi a Madrid qualche anno fa, approfittai dell’occasione per visitare la città e non mi privai del pellegrinaggio al Bernabeu. Lo feci più per ricordare il vittorioso Mundial 1982, che per assistere ad una partita del Real. Insieme ad altri colleghi italiani non ebbi alcuna difficoltà a farmi acquistare i biglietti dal portiere del mio Hotel e, quando gli chiesi con quanto anticipo ci dovessimo muovere, disse che bastava una mezz’oretta perché potevamo usare una linea diretta della Metropolitana con stazione di partenza lì di fronte e stazione d’arrivo allo stadio. Arrivammo nel piazzale e notai subito, nel subbuglio che precede la partita in tutti gli stadi del mondo, che la stragrande maggioranza dei venditori di gadgets esponeva solo prodotti ufficiali. Quando chiesi a un tifoso perché preferisse spendere di più acquistando una sciarpa “firmata”, mi rispose che era solo un altro modo per sostenere la sua squadra. Entrammo subito, senza mostrare documenti, senza code e senza perquisizioni. Dentro lo stadio, una serie di punti di ristoro ove acquistare a prezzi ragionevoli una bibita o un panino servito con un tovagliolo di carta con lo stemma del Real. Che, ovviamente, guadagnava qualcosa ad ogni morso e ad ogni sorso.

Mi sposto adesso alla Favorita per descrivere il mio avvicinamento alla partita da tifoso perbene. Compio ogni domenica il tragitto dal mio Circolo allo stadio in compagnia dei miei amici di sempre. Davanti alla piscina, la prima calca per il primo controllo dei documenti. Lungo la via, una serie di ambulanti ti propone, a seconda delle stagioni, la maglietta o la felpa, rigorosamente taroccate. Ma perché non facciamo una bella “Tessera del venditore di gadgets” e la smettiamo con la contraffazione dei marchi, che è un reato ?. Nell’aria, l’odore invitante delle panelle cui mi sforzo di resistere considerando che la quantità di calorie di un solo panino corrisponde, più o meno, al mio introito calorico di tutta la giornata. Ma perché non facciamo una bella “Tessera del panellaro” ?. Davanti alla tribuna, il solito esercito di bagarini che continuano imperterriti ad esercitare il loro mestiere di sempre. Mi domando come possano farlo se ripenso alle volte in cui mio fratello il nuotatore è impegnato in qualche gara ed io faccio, più o meno, la sua stessa fatica a fare il cambio di nominativo via Internet per consentire al mio amico Nicola di usufruire del suo abbonamento. Certo, una bella “Tessera del bagarino” renderebbe tutto un po’ più semplice. Solo che rivendere i biglietti a prezzo maggiorato è un reato.

Ci avviciniamo ai tornelli. La mia amica Francesca, madre di famiglia con un aspetto che tutto ricorda fuorché quello di un Ultrà alla ricerca di sangue avversario, subisce il solito affronto della perquisizione della borsa, dell’apertura della bottiglietta d’acqua che si porta da casa, del sequestro del tappo. Dopo pochi passi, la manovra dell’occhiuto controllore è vanificata dal tappo sostitutivo celato nelle tasche, legittimo atto di resistenza civile di chi si rifiuta di pagare l’acqua come fosse vino d’annata. Ad onor del vero, le manovre di perquisizione ai tornelli possono anche avere risvolti positivi sulla salute del tifoso fumatore. Non si contano più gli accendini che hanno sequestrato al mio amico Dino, un altro che alla sua età e con la sua rassicurante pancetta e la sua pelata difficilmente potrebbe passare per un violento assalitore di poliziotti. Mentre mi avvio a passare il terzo controllo, sento un botto che scuote l’aria e mi domando: “Ma come è possibile che dopo aver perquisito Francesca questionando sul suo diritto di bere ed aver contribuito alla buona salute di Dino con il settimanale sequestro dell’accendino, ad altri spettatori è concesso di portare dentro lo stadio botti, mortaretti e tric-trac ?”.

La domanda è retorica, cioè di quelle che uno pone conoscendo già la risposta. Le restrizioni si applicano solo a chi le rispetta, mentre chi se ne è sempre fregato continuerà a farlo, certo di un’intangibilità ai controlli preventivi e di una sostanziale impunità dopo l’accertamento dell’infrazione. Siano essi tifosi, venditori di oggetti contraffatti o di biglietti a prezzo maggiorato. In altri termini, un occhiuto controllo eseguito con un rigore che travalica il limite del ridicolo nei confronti delle persone che intendono rispettare le regole, cui si contrappone un colpevole lassismo nei confronti di coloro che quelle regole reiteratamente infrangono.
In Inghilterra, ove il problema "violenza negli stadi" era ben più grave che da noi, hanno fatto le leggi punitive, come l’arresto in flagranza di reato con detenzione immediata in celle create dentro gli stadi e successiva pena carceraria da scontarsi senza se e senza ma. Oggi in Inghilterra vediamo stadi sempre pieni, con tante donne e tanti bambini. In Italia, abbiamo il DASPO; tuttavia, da tutte le Curve ogni domenica si intonano cori di odio verso la Polizia e si inneggia ai diffidati. E gli stadi si svuotano. Soprattutto di tifosi perbene. I quali, come diceva il mio grande Vasco nella splendida Sally, sono tutti corsi “a casa davanti alle televisioni”.

Un abbraccio rosanero dal vostro neo-tesserato Vitogol

articolo tratto dal sito www.tifosirosanero.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

preferisco quando non scopiazzate altri articoli da altri blog!

Luca

 
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