Senza cercare in questa sede i responsabili di tale
situazione, ci sembra però giusto capire perché il Palermo, protagonista l’anno
scorso di un campionato che tante soddisfazioni ha dato ai suoi tifosi, sia
oggi sull’orlo di una retrocessione che fa paura a tutti.
Sicuramente ad inizio dell’attuale torneo, il
Palermo era più debole dell’anno scorso. Innanzitutto la cessione di Dybala aveva
privato la squadra del suo elemento di maggior talento. La rinuncia a Dybala
aveva anche tolto all’altro argentino dotato di classe adamantina, Vazquez, l’unico
compagno con il quale imbastire azioni efficaci, eleganti e in grado di
stordire gli avversari. Sacrificato Dybala per le sacrosante ragioni di
bilancio, nessuno avrebbe immaginato che i rosa si privassero anche dell’altro
attaccante, Belotti, in verità spesso sacrificato al ruolo di comprimario, ma
capace con il suo ingresso in campo di risolvere tante partite e pur sempre
punta titolare della nazionale azzurra under 21. La cessione di Belotti ha
colto di sorpresa, perché sicuramente aspettando un altro anno, se avesse
mantenute le promesse fin ad allora manifestate, il giocatore avrebbe potuto
fruttare con il suo trasferimento una somma più consistente. A maggior ragione
rinunciare a Belotti per acquistare Gilardino, con un ingaggio di gran lunga
superiore, è apparso rinnegare la filosofia più volte sbandierata di essere
alla ricerca a costi bassi di nuovi talenti da valorizzare.
Tra l’altro la società aveva già dovuto rinunciare
a Munoz e a Barreto, sicuramente non per
scelta, ma una politica contrattuale più assennata avrebbe quanto meno permesso
di incassare qualcosa dal trasferimento di questi giocatori. Tra i nuovi
acquisti, oltre a Gilardino, figuravano Rispoli, Goldaniga, Trajkoski,
Hiljemark, Struna, Cassini, Colombi, Djurdjevic, El-Kaoutari e Brugman, per la
maggior parte giovani di belle speranze, ma indubbiamente non pronti per
giocare in serie A.
Arrivati al mercato di gennaio, per rinforzare la
squadra si sono ceduti Rigoni, protagonista l’anno passato di un campionato
eccellente, Daprelà, unica alternativa a Lazaar sulla fascia sinistra, Bolzoni,
polmone di centrocampo, Colombi, secondo di Sorrentino, e gli acquisti estivi El-Kaoutari
e Cassini, nonchè Arteaga, arrivato e ceduto in un breve intervallo di tempo.
Gli acquisti, sempre di gennaio, Posacev, Balogh, Cionek e Cristante o non
hanno mai giocato o hanno sulle gambe pochi minuti di partita.
Tirando le somme, i motivi della situazione che
vive in questo momento il Palermo appaiono evidenti: sono frutto di una
scriteriata campagna acquisti estiva aggravata da una dissennata gestione del
mercato invernale!
Qualcuno potrà dire che anche le altre squadre si
sono privati di alcuni dei loro pezzi migliori (il Genoa di Perotti, il Torino
di Quagliarella, il Carpi di Borriello, la Sampdoria di Eder), ma queste
squadre non sono state smantellate e hanno saputo ammortizzare i colpi con
elementi di pari valore o quasi (il Genoa Cerci, il Torino Immobile, il Carpi
Mancosu, la Sampdoria Quagliarella).
E allora non ci resta che sperare nel “mezzogiorno
e mezzo di fuoco” di domenica, nel quale, per effetto del lavoro di Beppe
Iachini, i rosanero si ricordino
dell’attaccamento alla maglia e suppliscano con l’ardore, la grinta e il sano
agonismo ai limiti tecnici che li frenano, con l’auspicio che finalmente la
Società faccia tesoro delle esperienze attuali e passate.
Pietro
D’Alessandro
1 commento:
Sappiamo benissimo di chi è la colpa.
Ma taciamo per il "bene" del Palermo.
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