domenica 28 febbraio 2010

Con Razzoli , la Trazzera è d'oro



(sottotitolo:
Con La Trazzera, Razzoli è d'oro)

















9 Febbraio 2008,
Garmisch (Germania) Pippo e Valeria Vinci con Giuliano Razzoli, fresca medaglia d'oro ai giochi olimpici di Vancouver.

In quella occasione Giuliano non brillò nello slalom valevole per la coppa del mondo, ma gli unici tifosi siciliani arrivati a Partenkirchen per tifare per lui gli portarono tanta fortuna.

Da quel giorno, infatti, i progressi dello sciatore emiliano sono stati giganteschi fino a raggiungere il traguardo più bello: la medaglia d'oro olimpica di ieri.

(pippo vinci)

mercoledì 24 febbraio 2010

Lo sport è “fuori”. O no ?


Dal sito http://www.tifosirosanero.it/ un bell'articolo dell'amico Vitogol

La splendida iniziativa a supporto ideale della lotta degli operai di Termini Imerese partita da queste pagine virtuali ha portato il nostro piccolo grande sito all’attenzione della stampa e della pubblica opinione. Testate giornalistiche prestigiose come l’Ansa, la Gazzetta dello Sport e Repubblica hanno diffuso la notizia. Abbiamo con grande soddisfazione registrato le immediate e favorevoli prese di posizione da parte della Società, nelle figure del Presidente Zamparini e del suo vice Miccichè e da parte della squadra, nella figura del capitano Fabrizio Miccoli.

Ringraziamo tutti coloro che si sono schierati dalla nostra parte. Che è poi la stessa di coloro che, nel pieno della propria maturità personale e lavorativa, assistono con angoscia all’evoluzione di una vicenda che potrebbe in breve portarli all’infelice condizione di disoccupati. Pur nella quasi unanime adesione all’iniziativa, girando un po’ su Internet (ed anche su questo stesso sito) mi è capitato di registrare qualche voce di polemica e di dissenso.

C’è stato chi ha polemicamente ricordato al Capitano il recente acquisto del famoso orecchino di Diego Maradona. Come se esprimere un pensiero di solidarietà a chi è in difficoltà economica equivalesse ad un’incomprensibile alienazione del legittimo diritto di spendere come si crede il proprio denaro. C’è stato chi ha scritto che ai giocatori di calcio, viziati bambinoni sempre intenti a correre dietro alla velina di turno, non gliene frega un bel niente degli operai. Della serie: “Facciamo di tutta l’erba un fascio”.

C’è stato chi ha dissentito con l’iniziativa ribadendo un principio su cui sono stati spesi fiumi di inchiostro: “lo sport deve essere lasciato fuori dalla politica”. Ciascuno la pensi come vuole. Io penso la mia e la dichiaro. La valenza sociale e politica dello sport non può essere negata. Cito alcuni esempi di eventi sportivi che, a ragione, sono stati caricati di significati politici e sociali che hanno aggiunto, e non tolto, valore al mero fatto agonistico.

Vado così a memoria, certo che tra gli amici che mi leggono qualcuno ricorderà episodi che dimentico. Nel 1974, ai Mondiali di Calcio in Germania, la vittoria dei Tedeschi poveri dell’Est per 0-1 in casa dei cugini ricchi dell’Ovest fu salutata con cortei e manifestazioni di piazza del tutto inconsuete nella patria dei Vopos e della Stasi. Nel 1976, dopo aver conseguito la qualificazione alla finale di Coppa Davis da giocare a Santiago contro i cileni di Pinochet, i tennisti italiani si trovarono “presi in mezzo” ad una discussione aspra tra coloro che sostenevano che essi non avrebbero dovuto giocare (regalando un trionfo a Pinochet e ai suoi) e coloro che, temendo di vanificare il risultato del campo, affermavano che “la politica deve restare fuori dallo sport”.

Dopo lunghissime polemiche, la spedizione partì. I nostri tennisti andarono a Santiago e vinsero quella che resta l’unica Coppa Davis vinta dall’Italia. Tuttavia, essi non mancarono di mandare un “messaggio” al mondo scegliendo, in occasione del doppio decisivo giocato da Adriano Panatta e Paolo Bertolucci, di indossare un’inedita, ma chiarissima, maglietta rossa. E come dimenticare la guerra delle Malvine-Falklands del 1982 e la “vendetta” sportiva contro gli odiati inglesi con il gol di “mano de Dios” da parte del grande Maradona in uno stadio Azteca pavesato di bandiere bianco-azzurre e di striscioni “Malvinas argentinas” ?

No, lo sport non è fuori dalla vita sociale. Ne è parte integrante. In effetti, lo sport è una metafora stessa della vita. Come nella vita di tutti i giorni, nello sport il successo arride a chi ha talento. A chi sa soffrire e combattere con forza, pazienza, astuzia e umiltà. A chi sa scegliere i propri compagni e costruire con essi “una squadra”. A chi sa prevedere e annullare gli attacchi dell’avversario. A chi sa approfittare di un’occasione fortunata.

Per tornare alla nostra squadra e alla partita di Torino, la valenza “sociale” dell’evento è incontestabile. Non c’è aspetto della vita sociale in cui la nostra città rivesta la posizione di prestigio che riveste nel calcio. Ciò lo dobbiamo, non dimentichiamolo mai, alla passione, al fiuto e al denaro di un carissimo, impagabile, logorroico “polentone”. A Palermo non funziona nulla: il traffico, la raccolta dei rifiuti, i servizi sociali, i trasporti pubblici, l’edilizia popolare.

Non è sorprendente dunque che la città di Palermo sia relegata in coda a tutte le classifiche italiane di “qualità di vita” stilate da periodici e agenzie specializzate. In marcato contrasto, la squadra denominata “Città di Palermo” risiede regolarmente nella posizioni di testa della classifica di Serie A e si appresta a gettare il suo guanto di sfida alla squadra più prestigiosa del calcio italiano. Una squadra di proprietà degli Agnelli che porta stampato sulla maglietta un marchio di quella stessa holding industriale che, dopo aver attinto a piene mani nel pozzo di San Patrizio del patrimonio dello Stato, oggi pretende dal potere pubblico “mani libere” e libertà di licenziamento e di chiusura di uno stabilimento con conseguenze gravissime sul tessuto sociale della nostra Regione.

A questo punto, il mio polemico pensiero va a coloro che si muovono dai Paesi della Sicilia per venire al Barbera a tifare contro il Città di Palermo e per le squadre degli Agnelli (o dei Moratti, o dei Berlusconi). A coloro che al Barbera esultano all’annuncio che il Catania ha perso a Udine. A coloro che al Massimino esultano all’annuncio che il Palermo ha perso contro il Chievo Verona. Ma questo è forse un altro discorso.

Concludo ribadendo che la nostra iniziativa non può avere il fine di risolvere un problema grande come questo. Come ha osservato qualcuno, la nostra solidarietà e l’auspicata vittoria dei nostri splendidi ragazzi non daranno un lavoro agli operai di Termini, né un solo pasto ai loro figli. Vittoria o sconfitta sul campo che siano, la nostra vittoria sarà quella di rassicurare loro sul fatto che un’intera regione, quella dei Siciliani veri e fieri, quella del “Città di Palermo” di Zamparini e di Miccoli, è dalla loro parte. Nelle lacrime di dolore di una sconfitta e in quelle di gioia di una grande ed insperata vittoria.

Un abbraccio rosanero da Vitogol

lunedì 22 febbraio 2010

E adesso sotto a chi tocca

Il Palermo continua la sua marcia mietendo il settimo successo casalingo consecutivo (compresa la vittoria in Coppa Italia contro la Reggina) contro una Lazio stordita nel primo tempo dal goal lampo di Hernandez e dal raddoppio su rigore di Miccoli.

Il Palermo dei giovani continua a divertire in casa proponendoci le conferme di Pastore ed Hernandez quest'ultimo sempre a segno quando chiamato in causa.

Se il Palermo gioca al massimo della concentrazione ha pochi avversari e la Juve attuale, che ieri è stata molto fortunata, sulla carta è un avversario alla nostra portata. Domenica prossima in posticipo serale vorremmo vedere quel cinismo e quella cattiveria che raramente abbiamo visto negli uomini di Delio Rossi in trasferta. E se giocassero dall'inizio Hernandez e Cavani con Miccoli in panchina pronto a subentrare nel secondo tempo coi difensori della Juve stanchi? E' un azzardo ma Rossi potrebbe scompaginare i piani di Zaccheroni mettendo due attaccanti rapidi e sbarazzini che non darebbero riferimenti alla difesa della Vecchia Signora.

Mancano 13 partite alla fine del torneo e il Palermo da quando c'è Rossi allenatore ha una media di 1,9 punti a partita e inoltre nella classifica delle ultime 12 partite ha fatto meno punti solo della Roma e tre in più di Inter, Milan e Napoli.

Un plauso finale a Nocerino che nell'era Rossi è diventato perno insostituibile del centrocampo rosanero e ieri ha forse giocato la migliore partita da quando è a Palermo.


(Giogu)

domenica 14 febbraio 2010

Una squadra che teme se stessa

Dopo la roboante goleada di ieri all'Olimpico è ancora più grande l'amarezza per il modo con il quale è maturata la sconfitta. Perchè la Roma ha tirato in porta quattro volte e ha fatto quattro goal. Il Palermo invece ha sbagliato tutto e il contrario di tutto. Credo che questa squadra debba temere solo se stessa e quei momenti di appannamento che attanagliano a turno i rosanero. A Bari Liverani e Melinte, ieri Bovo e qualche altro (Sirigu spiazzato sul terzo goal di Brighi e Cassani distratto sul quarto). Se si vuole stare ai vertici si deve sempre giocare al massimo della concentrazione ed evitare sciocchi errori di presunzione. Fino al goal della Roma, infatti, il Palermo si era reso molto più pericoloso dei giallorossi sfiorando la rete in tre occasioni. La Roma è stata cinica e alla fine ha vinto con merito ma i nostri gli hanno dato una grande mano.
Ieri purtroppo Zampa ha tuonato contro Rossi per il mancato utilizzo di Pastore dall'inizio; speriamo sia solo uno sfogo del post-partita.

Non capisco però la scelta del nostro allenatore di non volere schierare quella che a tutti, addetti ai lavori compresi, sembrava la migliore formazione possibile cioè Simplicio e Pastore entrambi in campo il primo al fianco di Liverani e l'argentino vertice alto del rombo. Invece ha schierato l'impalpabile Bresciano (che onestamente fino al goal romanista non aveva demeritato) che si è spento come la maggior parte dei compagni dopo il vantaggio romanista.

Non si può rovinare un percorso, fino ad ora eccellente, a causa di errori di concentrazione, espulsioni, egoismo, nervosismo, etc..

Adesso ci aspetta la rediviva Lazio che dopo il cambio di panchina ha vinto con merito a Parma. Speriamo di riprendere la rincorsa per il sogno europeo.


(Giogu)

martedì 9 febbraio 2010

domenica 7 febbraio 2010

Guardiamo in alto


Sofferta e meritata vittoria del Palermo contro un coriaceo Parma. 2 a 1 con gol di Cavani e Simplicio.
Ma è stata sopratutto la partita delle lacrime. Di gioia, di gratitudine, di nostalgia. Quelle di Guidolin, accolto calorosamente al suo ritorno al Barbera. E quelle di Simplicio che, sinceramente, non sappiamo interpretare. Ma qualunque sia stato il motivo che ha pompato le lacrime di Fabio, sarà stato un motivo certamente bello e nobile.

La partita ha dimostrato ancora una volta che i rosa sono una compagine matura, quadrata e con ottime individualità.
Ed a proposito di ottime individualità, vogliamo salutare il ritorno di Kjaer nel girone dei fuoriclasse grazie forse alla cura rigenerante di Mago Rossi. E benvenuto anche al gigantesco (in tutti i sensi) Gojian. Il rumeno non ha sbagliato nulla e questa volta, grazie anche a lui, non sono servite le prodezze di Sirigu. La barriera davanti al portierone sardo ha funzionato perfettamene.
E di questo dobbiamo ringraziare un po' anche Zenga. E' stato lui a importare Gojan. E' stato tui ad imporre Sirigu titolare.

Una piccola nota su Cavani. E' sicuramente un grandissimo giocatore ed il suo miglioramento di partita in partita è evidente. Ma c'è ancora chi pretende che il devoto Edinson non sbagli nulla.
Ma facciamo due conti: se Cavani non sbagliasse tutte le occasioni che si procura (ripeto : che si procura) farebbe almeno 2 gol a partita che , al netto di squalifiche e infortuni vari, lo porterebbe a segnare circa 60 gol a campionato; il Palermo vincerebbe quasi sempre e in 3 anni conquisterebbe 3 campionati di Serie A e probabilmente anche due Champions League.
Vi rendete conto di quanto sia assurda questa ostinata critica a Cavani?
Insomma nessun giocatore al mondo trasforma in gol tutte le occasioni da gol.


(amedeo contino)

mercoledì 3 febbraio 2010

Delfini a caccia di gloria


Domenica 7 febbraio alle ore 15 a Belmonte Mezzagno (Pa) avrà luogo il big match del girone B del campionato di 2^ categoria siciliana . Si incontreranno la squadra locale P.pe Belmonte (2^ in classifica ) e la fresca capolista, la compagine palermitana Delfini Vergine Maria imbattuta da 11 turni e titolare della migliore difesa di tutta la categoria con soli 7 gol subiti in 16 incontri. Le due squadre sono separate da 1 punto in classifica anche se il Belmonte deve ancora recuperare un incontro.
Abbiamo incontrato il tecnico dei Delfini, Salvatore Crisà 55 anni, e con lui abbiamo parlato della partita di domenica e del momento d’oro dei suoi ragazzi.
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D.- Quando ha iniziato la carriera da allenatore ?
R.- nell’estate del 1980, avevo deciso di smettere di giocare in vista dell' imminente matrimonio, nonostante ventiseienne. Ma avevo capito che oramai gli impegni cominciavano a diventare importanti e così a Peppino Tedesco, papà dei tre noti calciatori palermitani e mio presidente allora del “San Lorenzo”, comunicai la mia decisione di smettere, chiedendogli la possibilità, comunque, di allenarmi di tanto in tanto.
Fu proprio mentre mi allenavo con loro che mi chiese di sostituire l’allenatore degli allievi, in quel momento assente, e a fine allenamento mi affidò la squadra par la preparazione e il campionato; la mia prima gara come allenatore l’ho disputata il 19 Ottobre 1980, nel campionato allievi, e mi fa piacere ricordare che il 19 Ottobre 2010, se tutto va bene, compirò 30 anni di attività come allenatore.
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D.- Quali squadre ha allenato fino ad oggi ?
R.- intanto nell’estate del 1982 sono passato ad allenare la prima squadra del San Lorenzo, proprio la squadra dove giocavo qualche anno prima e che militava in seconda categoria. A quei tempi dopo la serie “D” (quarta serie) c’erano: promozione, prima e seconda categoria (settima serie) che più o meno equivale all'attuale campionato di eccellenza. Poi ho preso in mano il Villafrati in eccellenza, il Monreale in prima categoria, e la Juniores di Carini e Madonna di tutto il mondo, oggi Panormus. In tutto fanno 26 squadre, dai giovanissimi all’eccellenza.
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D.- Quando è iniziata la sua avventura sulla panchina dei Delfini ?
R.- nell’aprile del 2009, dopo avere portato il Cus Palermo da ultimo (3 punti in 6 incontri) a sesto, alla soglia dei play off, con 32 punti. Nonostante questo risultato, infatti, non sono stato confermato e il presidente dei Delfini, che già mi conosceva, e che aveva un progetto ambizioso (costruire una squadra da portare in 3 o 4 anni in promozione) non ci ha pensato due volte e mi ha ingaggiato assieme al mio collaboratore più importante Vincenzo Lo Nardo. Stiamo lavorando duramente, con passione e i primi risultati cominciano ad affiorare.
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D.- Quale è stato il suo maggiore successo come allenatore ?
R.- io non ho mai visto nel calcio, come allenatore, il successo come posizione in classifica o presenza in una categoria prestigiosa. Per me il successo di un allenatore si misura con un parametro tecnico. Le mie squadre hanno sempre espresso, a mio avviso, un ottimo calcio, divertente e propositivo, con una grande l’organizzazione del gioco. Certo anch'io ho vinto dei campionati, non sono mai retrocesso e ciononostante sono stato anche esonerato, ma quasi sempre le mie squadre si sono classificate nei primi 5 posti della graduatoria. Ho nel mio palmares molti secondi posti. E se si considera che per vari motivi in una squadra resto solo un anno, ritengo che quelli da me raggiunti siano risultati (successi) più che positivi.
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D.- Quali sono i progetti o i sogni di una società come quella dei Delfini e quali mezzi ha per raggiungerli ?
R.- partiamo dalla fine. I mezzi sono molto limitati, specialmente sotto l’aspetto economico. Non abbiamo sponsor e la borgata, per una sorta di rivalità con la confinante borgata Arenella non ci tiene in nessuna considerazione. I progetti li ho già citati, andare quanto prima nella categoria “promozione”. I sogni: portare di nuovo i Delfini tra le big del calcio dilettantistico palermitano, con il seguito di tutta la borgata. Gli spalti al momento sono piccoli ma ci piacerebbe vederli pieni di sostenitori.
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D.- I Delfini rappresentano oggi una sorpresa o una conferma dei pronostici di inizio stagione ?
R.- una conferma. Nel calcio ci sono troppe componenti incontrollabili, il progetto prevedeva una squadra che potesse vincere, anche attraverso i play off, il campionato quest’anno. Siamo virtualmente secondi (temo che vincano il recupero) alla vigilia dello scontro diretto fuori casa. Al momento è una bella conferma.
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D.- Quali sono le altre squadre favorite per la promozione ?
R.- Nel girone B c'è molto equilibrio. E non so questo equilibrio è sintomo di livellamento verso l’alto o verso il basso. Ad ogni modo oggi siamo in quattro nello spazio di soli 3 punti. Anche Castronovo e Rangers, infatti, possono arrivare alla vittoria finale. Noi, purtroppo, abbiamo sprecato molto, (7 pareggi nelle ultime 9 gare) forse anche per situazioni ambientali spesso diciamo... ostiche. Il Belmonte ben sostenuto dal suo pubblico, specialmente nelle sfide casalinghe, ritengo che sia tra i più papabili per la vittoria finale.
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D.- Quali sono i punti di forza della sua formazione ?
R.- ci sono tanti bravi giocatori, e forse di categoria superiore, in tutti i reparti, ma la nostra forza è la difesa (7 reti subite in 16 gare) dove svetta il “Buffon della Categoria” Salvo Riccobono, un portiere che veramente potrebbe giocare in eccellenza. Ne ha le qualità e lo ha ampiamente dimostrato in questa stagione.
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D.- Quale è il modulo con cui fa giocare i suoi ragazzi ?
R.- come le dicevo le mie squadre si distinguono per la grande organizzazione di gioco, questo mi permette di utilizzare più moduli durante la stagione e nella stessa partita. Quest’anno ne abbiamo utilizzato 3. ma non è detto che sia finita. Prevedo infatti di utilizzarne un quarto modulo nel caso lo scontro diretto dovesse andarci male. Proprio per osare qualcosa in più e trasformare i pareggi in vittorie. Noi giochiamo meglio con il 4-3-3, ma abbiamo vinto di più col 4-4-2 ed abbiamo segnato a valanga con il 4-3-1-2. Io adatto il modulo alle caratteristiche dei giocatori che ho a disposizione e non il contrario.
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D.- Domenica siete impegnati nello scontro al vertice con il Belmonte. Quali sono i pericoli di questa trasferta ?
R.- l’avversario è di tutto rispetto, e oggi più di prima gli arbitri subiscono le condizioni ambientali del paese. Abbiamo già pareggiato 15 giorni fa a Castronovo al 93esimo con una rete in netto fuorigioco di 3 metri. Un fuorigioco non fischiato nonostante l'arbitro fosse in una posizione ideale per rilevarlo. E non lo dico io. Questa versione è stata confermata dagli stessi tifosi che, "giustamente", sostenevano che serviva "troppo coraggio" per annullare una rete ai padroni di casa con tutta quella gente sugli spalti che rumoreggiava. Non poteva fare diversamente.


D.- Può azzardare un pronostico ?
R.- si, perderemo giocando un gran calcio. Così come abbiamo pareggiato già 7 volte, no 6 perché contro la Virtus siamo stati imbarazzanti.


D.- Vuole aggiungere qualcosa ?
R.- si, vorrei dare a questi ragazzi che, dopo una giornata di lavoro, si allenano la sera mentre tutti sono comodamente seduti a tavola, con qualsiasi tempo e senza un euro di compenso, almeno la soddisfazione di sentirsi ripagati da gente che li incita, li supporta e li applaude. Noi giochiamo le partite in casa la Domenica alle 11,30 al campo lo Cicero, accanto al cimitero dei Rotoli. Il tifo non ha confini. Venite a vederci giochiamo un bel calcio, divertente e propositivo, diventerete subito nostri tifosi. E se poi ci fosse qualcuno disposto a sponsorizzarci, per le nostre prestazioni e non per le vittorie, credetemi non se ne pentirà, abbiamo bisogno di queste due componenti per attuare il progetto. Non servono grosse cifre , ma per noi sarebbe molto importante e per lo sponsor un grande affare.

D.-grazie e in bocca al lupo per domenica
R.- crepi

(amedeo contino)
 
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